Ci sono emozioni ...
- marialuisaconserva
- 27 ott 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Ci sono emozioni che sono come fiori, ci mettono tanto a crescere. Ci sono quelle che sembrano vulcani, che poi anche il vulcano, prima di esplodere, lavora e lavora sotto la terra senza che noi ne sappiamo niente. Ci sono quelle che sono come tuoni e lampi, ed anche nel caso di questi ultimi, il loro arrivo è sempre preceduto da un gran trambusto nel cielo che dura giorni, si devono incontrare le nuvole giuste, all'altezza giusta, ci devono essere adeguate condizioni di umidità e temperatura e velocità.
Niente piove dal cielo all'improvviso. Nemmeno le migliori intuizioni.C'è sempre un intenso lavorio di sottofondo, in ogni fenomeno, naturale e psicologico. I risultati sono soltanto l'ultimo pezzo di un'infinita serie di processi invisibili, impercettibili, inconsci.
Ci sono emozioni, poi, che sono come l'aurora boreale, le attendi per anni, passi notti insonni ad aspettare che il cielo sia sereno, in quel preciso punto del mondo, a Nord ovviamente, più vicino possibile al circolo polare artico, e che il sole decida proprio quel giorno in quel luogo di lanciare un po' di onde magnetiche e che queste interferiscano con l'atmosfera così che si formi quella danza di luci verdi e viola e gialle in cui la mia mamma balla eternamente. Capite quanto lavoro c'è dietro ad un'aurora? Non è mica una roba che arriva così per tutti... Si fa cercare, si deve preparare prima di uscire, come una bella donna, si fa attendere, magari anche per tutta la vita. E chi desidera vederla deve sapere attendere. Per me, che scrivo sull'attesa da anni, è un gioco da ragazzi.

Ma la maggior parte della gente pensa che le cose piovano dal cielo. Ed è per questo che noi esseri umani, stolti e poco attenti, veniamo presi alla sprovvista, non ci capacitiamo, crediamo alla sfiga e alla fortuna, pensiamo di poter controllare il destino, abbiamo paura, e questo succede perché abbiamo perso la capacità di ascoltare i bisbigli che il nostro inconscio ci sussurra, perché non sappiamo tendere le orecchie all'inconoscibile e ci arrendiamo all'evidenza, a ciò che si vede, ai rumori più forti (dove lo si può trovare oggi il silenzio?), perché abbiamo perso la pazienza e la pace di conoscere ed accettare i fantasmi che ci abitano, di accogliere l'estraneo che ci governa, perché dobbiamo essere perfetti efficienti belli mai tentennanti, perché non sappiamo più aspettare davvero, attendere.
Nell'attesa c'è qualcosa di così umano. Nell'attesa di Telemaco che volge lo sguardo verso il mare in cerca di suo Padre Ulisse, come scrive A. Oggi c'è la fretta, la fretta che spezza il respiro, e l'aria arriva solo fino a metà percorso, non riempie i polmoni, l'aria inquinata di smog e di parole inutili (chi è capace di respirare oggi?), la gente è affamata di aria, la gente è affannata in una rincorsa senza un fine e senza fine, tutti vogliono ottenere tutto e senza sforzo.
Le scorciatoie, sono loro che hanno relegato l'inconscio a un personaggio di un romanzo, a qualcosa che non appartiene a questa vita, qualcosa che si è inventato un giorno un matto di nome Sigmund che aveva problemi con sua madre e con le donne. Le scorciatoie che tutti percorrono per la salvezza allucinatoria e capitalistica sono soltanto sbarre, sbarre e ancora sbarre contro la libertà e contro l'Amore. Niente può essere affrontato con una scorciatoia perché qualcosa si perde sempre, ed è proprio quel qualcosa a renderci Umani.
Le scorciatoie di oggi hanno fatto fuori i Desideri, perduti, abbandonati sulle strade più scoscese che nessuno vuole più solcare. Le scorciatoie sono le droghe, gli amori senza rischio dei siti di incontri, il poli-amore, lo shopping compulsivo, il salutismo compulsivo, il gioco d'azzardo, il divorzio breve, il lifting che cancella le rughe, il lusso, il divertimento omologato e così via... Quello che io cerco sono invece le montagne più ripide, le onde più potenti, le eterne attese di ciò che è degno di essere atteso, ed il vento impetuoso che spazza via tutto, anche la paura.
Non mi interessano più le vie facili, e lo posso dire perché le ho attraversate e non mi hanno portato a nulla, e ho dovuto pure ripercorrerle a ritroso per riprendermi tutte le anime che si erano perse nelle mie scorciatoie.
Quello che io voglio è poter ascoltare senza paura il mio bisbiglio interiore perché c'è qualcuno con cui farlo. C'è A che lo ascolta con me, che me lo fa sentire, lui ne sente tantissimi di bisbigli, lui accompagna tutti a solcare luoghi inesplorati.
Mi chiedo come fa, come fa a non impazzire, come fa a sentire ancora il suo bisbiglio, come fa a non perdersi, a non essere stanco. Forse lui il suo bisbiglio l'ha talmente ascoltato che non lo disturba più, è diventato un uomo-inconscio, il re delle montagne scoscese, colui che conosce tutti i luoghi inesplorati con esattezza e che quindi tutti vi può guidare, il guardiano dei venti spazza-via-tutto. Insomma, Dio, anzi D-io!
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